6a52960246f86f8808a8130b_pa3227c.jpg Paul Lachine

Sotto esame la stabilità finanziaria americana

WASHINGTON, DC – La normativa, di ampio respiro, in tema di riforma finanziaria è stata appena promulgata negli Stati Uniti – una risposta storica per la più devastante crisi finanziaria degli ultimi decenni, e che fa graditi e importanti passi avanti nella gestione delle numerose debolezze del sistema finanziario e di regolamentazione degli Stati Uniti, che la crisi ha rivelato.

Mentre l’amministrazione Obama e il Congresso degli Stati Uniti traevano insegnamenti dalla crisi e discutevano di riforme, il Fondo monetario internazionale stava invece valutando il sistema finanziario americano sulla base dello schema del Financial Sector Assessment Program (FSAP). Il FSAP fu introdotto sulla scia della crisi asiatica avvenuta a metà degli anni ’90 per consentire una valutazione oggettiva dei punti di forza e di vulnerabilità dei sistemi finanziari dei vari paesi, inclusi i limiti di conformità agli standard internazionali. L’ultima crisi globale spinse il G20 a riaffermare l’importanza di questi “check-up” del programma FSAP con l’obiettivo di promuovere la stabilità globale, e ha persino imposto ai propri membri di sottoporsi regolarmente a tali controlli.

Dunque, ora che gli USA sono stati sottoposti a questo esame, quali giudizi emergono sulla salute del sistema finanziario americano e sulle recenti riforme di vigilanza?

L’analisi contiene molte conclusioni positive. Elogia le autorità americane per la loro coraggiosa e decisa azione di arginare il rischio di collasso sistemico durante un periodo di estrema confusione dei mercati. Nonostante la crisi abbia imposto costi devastanti a livello nazionale e internazionale, gli errori, che portarono alla Grande Depressione, sembrano essere stati evitati.

Le autorità americane hanno altresì agito prontamente per introdurre leggi di riforma rivolte alla gestione delle debolezze che hanno portato alla crisi. Il via libera della legge Dodd-Frank da parte del Congresso rappresenta un’importante pietra miliare nella riforma del settore finanziario americano. Questa nuova legge ha stabilito un consiglio di regulator per i rischi sistemici, rafforzato la supervisione del settore ombra bancario e creato un nuovo meccanismo in grado di occuparsi del fallimento delle non-banche più importanti a livello sistemico.

Tali riforme forniscono una base per un sistema finanziario più sicuro e più solido. Ciò nonostante, la valutazione del programma FSAP sottolinea che il lavoro non è ancora finito, e che il compito difficile deve ancora essere svolto.

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Innanzitutto, anche se la generale stabilità finanziaria è stata ripristinata e il capitale delle banche incrementato notevolmente come risultato dagli “stress test” dello scorso anno, restano ancora importanti punti deboli. Anche se la crescita continuerà al passo corrente, sarà infatti necessario maggiore capitale, soprattutto per le banche di piccole e medie dimensioni.

Queste esigenze sembrano gestibili, ma come ci hanno ricordato i recenti eventi in Europa e i recenti dati negli Stati Uniti, la ripresa e la fiducia restano fragili, soprattutto a causa dell’elevato debito pubblico. Se l’economia dovesse indebolirsi, la necessità di capitale aggiuntivo delle banche potrebbe essere considerevole.

In secondo luogo, la legge Dodd-Frank rappresenta un enorme passo avanti verso una migliore regolamentazione sia delle singole istituzioni finanziarie sia del sistema nel suo complesso. Ma ha tralasciato un’importante occasione per rendere più efficienti le agenzie di supervisione statunitensi, non chiarendo se i gap di lunga data e i conflitti di competenza, che hanno contributo alla crisi, siano stati davvero risolti. La legge fornisce uno scheletro per la nuova architettura di vigilanza, e spetterà al nuovo organismo di controllo, il Financial Stability Oversight Council, rimpolpare queste ossa: per migliorare la cooperazione tra agenzie, rafforzare le norme che regolamentano istituzioni importanti a livello sistemico e garantire una risposta efficace e risoluta ai rischi sistemici.

In terzo luogo, la riduzione dei rischi sistemici richiederà un’azione decisa in grado di garantire che le istituzioni finanziarie non siano “too big too fail” (troppo grandi per fallire). La nuova legge fa passi importanti in questa direzione, chiedendo maggiori capitali e altre tasse sulle aziende, in proporzione ai loro rischi sistemici, richiedendo alle aziende importanti a livello sistemico di preparare un “testamento biologico” in modo tale da poter essere facilmente poste in liquidazione, e introducendo uno speciale modello di risoluzione qualora invece falliscano. Ma queste misure non possono sostituire una supervisione consolidata, forte e preventiva; regole e controlli non possono sostituire la “volontà di azione”.

In quarto luogo, la riforma del settore edilizio statunitense resta una questione incompiuta. Le politiche pubbliche volte a sovvenzionare i prestiti ipotecari americani sono state dispendiose, inefficaci e hanno incoraggiato un’eccessiva assunzione dei rischi, che ha spinto maggiormente il sistema verso la crisi. Le proposte concrete per trattare questa situazione sono ora al vaglio, ma il sistema finanziario non si può considerare “riparato” senza un’azione decisa delle agenzie statunitensi di mediazione creditizia [sostenute dal governo] e senza tagli significativi nei sussidi americani per i prestiti ipotecari.

In sintesi, le autorità americane hanno fatto molto per rafforzare il settore finanziario. La loro partecipazione nella valutazione con il programma FSAP – e il loro accordo a pubblicare i risultati – è indice dell’impegno mostrato a livello globale per evitare il ripetersi della crisi degli ultimi tre anni. Il vero test, tuttavia, sarà vedere come le recenti riforme saranno implementate a livello locale, e come saranno coordinate a livello internazionale.

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