Alex Tsipras concern George Panagakis/ZumaPress

Suicidio greco?

LONDRA – La buona notizia è che il default greco, che è diventato più probabile dopo il provocatorio rifiuto del primo ministro Alexis Tsipras di quella che chiama l’”assurda” offerta di salvataggio da parte dei creditori della Grecia, non costituisce più una seria minaccia per il resto d’Europa. La cattiva notizia è che Tsipras non sembra esserne consapevole.

A giudicare dalla sua belligeranza, Tsipras è fermamente convinto che l’Europa abbia bisogno della Grecia con la stessa disperazione con cui la Grecia ha bisogno dell’Europa. Questa è la vera “assurdità” nelle presenti negoziazioni, e il fraintendimento di Tsipras circa il proprio potere di contrattazione ora fa rischiare la catastrofe per il suo Paese, l’umiliazione per il suo partito Syriza, o entrambe le cose.

L’esito più probabile è che Tsipras si rimangi le proprie parole e si assoggetti alle condizioni fissate dalla “troika” (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) prima della fine di giugno. Se non accadrà, la Bce bloccherà il supporto al sistema bancario greco, e il governo esaurirà il denaro necessario per onorare i debiti esteri e, più drammaticamente, per pagare ai cittadini greci pensioni e salari. Tagliata fuori da tutti i finanziamenti esterni, la Grecia diventerà uno stato economico paria – l’Argentina dell’Europa – e le pressioni pubbliche estrometteranno probabilmente Syriza dal potere.

Questo risultato è ancora più tragico, se si considera che l’analisi economica alla base della domanda di Syriza per un allentamento dell’austerità era ampiamente corretta. Invece di cercare un compromesso salva-faccia sull’ammorbidimento del programma della troika, Tsipras ha perso sei mesi in battaglie simboliche su questioni economicamente irrilevanti come le leggi sul lavoro, le privatizzazioni, anche nel nome della troika.

Questo comportamento provocatorio ha fatto perdere alla Grecia tutti i potenziali alleati in Francia e in Italia. E cosa peggiore: il tempo perso in demagogia politica ha distrutto il surplus primario di bilancio, che era l’asso nella manica di Tsipras all’inizio dei negoziati.

Ora Tsipras pensa di averne un altro: il timore dell’Europa di un default greco. Ma è solo un’illusione promossa dal ministro delle finanze, Yanis Varoufakis. Professore di teorie del gioco, Varoufakis si è recentemente vantato con il New York Times del fatto che “la piccola Grecia, per sopravvivere, [potrebbe] far crollare il mondo finanziario”, e che la sua immagine nei media “come folle irrazionale sia ciò che mi serve” per spaventare altri ministri delle finanze dell’Unione europea.

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Apparentemente, Varoufakis crede che la sua “sofisticata comprensione della teoria dei giochi” dia alla Grecia un vantaggio cruciale nella “complicata dinamica” dei negoziati. Di fatto, il gioco fatto in Europa più che una partita di scacchi sembra quello del tris, dove il disegno è un normale risultato, ma una mossa sbagliata implica una sconfitta certa.

Le regole di questo gioco sono molto più semplici di quanto si aspettasse Varoufakis grazie a un evento momentaneo avvenuto nella stessa settimana delle elezioni greche. Il 22 gennaio la Bce ha intrapreso un’azione decisiva per proteggere l’Eurozona da un possibile default greco. Annunciando un ingente programma di acquisto di titoli, molto più consistente quello relativo al mercato obbligazionario dell’Eurozona rispetto al quantitative easing attuato negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Giappone, il presidente della Bce Mario Draghi ha eretto un firewall impenetrabile da tempo necessario per proteggere l’Unione monetaria da un crollo finanziario in stile Lehman.

La ritrovata abilità della Bce di stampare moneta, essenzialmente senza limiti, per sostenere sia le banche che i governi ha ridotto il contagio greco a un livello insignificante. Ciò rappresenta un profondo cambiamento nell’ambiente finanziario dell’Europa, che i politici greci, insieme a molti analisti economici, ancora stentano a comprendere.

Prima della decisione della Bce, il contagio da parte della Grecia rappresentava una reale minaccia. Se il governo greco fosse incorso in un default o avesse tentato di abbandonare l’euro, le banche della Grecia sarebbero collassate, e i greci che non fossero riusciti a portare i propri soldi fuori dal Paese avrebbero perso i propri risparmi, come è avvenuto a Cipro nel 2013. Se i risparmiatori di altri Paesi indebitati dell’euro come il Portogallo e la Spagna osservassero tale situazione, temerebbero simili perdite e vorrebbero spostare il denaro nelle banche della Germania o dell’Austria, oltre a vendere i titoli di Stato portoghesi e spagnoli.

Di conseguenza, le quotazioni dei titoli obbligazionari collasserebbero, i tassi di interesse schizzerebbero alle stelle e le banche sarebbero minacciate dal collasso. Se il contagio da parte della Grecia si intensificasse, il prossimo Paese più debole, forse il Portogallo, si ritroverebbe incapace di sostenere il proprio sistema bancario e di pagare i debiti. In extremis, abbandonerebbe l’euro, seguendo l’esempio della Grecia.

Prima di gennaio, questa sequenza di eventi era piuttosto probabile, ma il programma di quantitative easing della Bce ha messo una barriera difensiva in ciascun punto del processo del contagio. Se i possessori di titoli portoghesi saranno allarmati da un futuro default greco, la Bce semplicemente aumenterà i propri acquisti di bond; senza alcun limite al potere di acquisto, travolgerà facilmente qualsiasi pressione di vendita.

Se i risparmiatori nelle banche portoghesi inizieranno a spostare il proprio denaro in Germania, la Bce riciclerà quegli euro in Portogallo mediante depositi interbancari. Di nuovo, non c’è limite su quanto denaro la Bce possa riciclare, a patto che le banche portoghesi restino solventi – e lo saranno fintanto che la Bce continuerà ad acquistare titoli di Stato portoghesi.

In sintesi, il programma di acquisto di titoli della Bce ha trasformato la Bce da osservatore passivo della crisi dell’euro, paralizzata dalle datate costrizioni legalistiche del Trattato di Maastricht, in adeguato prestatore di ultima istanza. Con poteri di monetizzare i debiti di Stato simili a quelli esercitati dalla Federal Reserve americana, dalla Bank of Japan e dalla Bank of England, la Bce può ora tutelare l’Eurozona dal contagio finanziario.

Sfortunatamente per la Grecia, tutto ciò non è chiaro al governo di Tsipras. I politici greci che ancora vedono la minaccia del contagio finanziario come un asso nella manica dovrebbero rendersi conto della coincidenza tra elezioni greche e l’acquisto di titoli della Bce e trarre le dovute conclusioni. La nuova politica della Bce è stata ideata per proteggere l’euro dalle conseguenze di un’uscita o di un default greco.

La recente strategia di negoziazione greca è quella di esigere un riscatto per desistere dalla minaccia di suicido. Questo ricatto potrebbe funzionare con un kamikaze. Ma la Grecia sta puntando una pistola alla propria testa – e l’Europa non deve preoccuparsi più di tanto se la Grecia vuole premere il grilletto.

Traduzione di Simona Polverino

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