taylor16_OLIVIER DOULIERYAFP via Getty Images_fed reserve flag OLIVIER DOULIERYAFP via Getty Images

Lo stato di eccezione della Fed

STANFORD – Negli ultimi mesi c’è stato un coro crescente di osservatori economici che hanno espresso preoccupazione per l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti. Gran parte dei commenti (incluso il mio) si sono concentrati sull’apparente continuazione della politica monetaria accomodante da parte della Federal Reserve statunitense di fronte all’aumento dei prezzi. Nonostante un forte incremento del tasso di crescita della moneta, la banca centrale è ancora impegnata in un programma di acquisto di asset su larga scala (nell’ordine di 120 miliardi di dollari al mese) e ha mantenuto il tasso sui fondi federali nel range di 0,05-0,1%.

Questo tasso è eccezionalmente basso rispetto a periodi simili nella storia recente. Per capire il perché della sua eccezionalità, basta consultare il Monetary Policy Reportdella Fed del 9 luglio 2021, che include regole di politica monetaria, oggetto di approfondita analisi, che prescriverebbero un tasso ufficiale superiore al tasso effettivo attuale. Una di queste è la “regola di Taylor”, secondo cui la Fed dovrebbe fissare il tasso target sui fondi federali in base al divario tra l’inflazione reale e quella percepita.

La regola di Taylor, espressa come una semplice equazione, ha funzionato bene quando è stata seguita nel corso degli anni. Se si collega l’attuale tasso di inflazione degli ultimi quattro trimestri (circa il 4%), il divario tra il PIL e il suo potenziale per il secondo trimestre del 2021 (circa il -2%), un tasso di inflazione target del 2% e il cosiddetto tasso di interesse di equilibrio dell’1%, si ottiene un tasso sui fondi federali desiderato del 5%.

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