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La cultura delle startup diventa globale

MILANO – Aziende e startup in rapida crescita erano un tempo dominio esclusivo della Silicon Valley e di Seattle. Ora non più. Oggi gli Stati Uniti vantano diversi hub di innovazione, tra cui Austin, Miami, New York e Washington DC. Negli ultimi anni, centri simili sono sorti anche in Europa, ad esempio Amsterdam, Berlino, Helsinki, Londra, Parigi e Stoccolma. Ma questo fenomeno non è più limitato alle avanzate economie occidentali. Di fatto, la cultura delle startup ha raggiunto una dimensione globale.

In cima alla lista degli innovatori c’è la Cina, seguita subito dopo dall’India. Ma i cosiddetti unicorni (aziende private valutate oltre un miliardo di dollari) si possono trovare in un ampio ventaglio di paesi, che comprende economie dei mercati emergenti e neo-avanzate quali Brasile, Indonesia, Israele, Giappone, Nigeria, Singapore e Corea del Sud.

La maggior parte delle aziende in rapida crescita opera nella tecnofinanza, o fintech, seguita a breve distanza da altri settori chiave quali e-commerce, programmi software e servizi di internet, sanità, tecnologie per l’educazione (EdTech), intelligenza artificiale, cyber-sicurezza e logistica delle catene di approvvigionamento. Evidente è la presenza di un denominatore comune, cioè l’economia digitale.  

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